Una vera carbonaia all'Osteria Magona

Il periodo della lavorazione del carbone va da inizio primavera fino a giugno inoltrato, cioè dopo il taglio del bosco che inizia ad ottobre e finisce ad aprile.
Il carbonaio prepara la PIAZZA che corrisponde ad uno spiazzo circolare del diametro da sei a dieci metri circa, perfettamente orizzonale.


Al centro viene piantato lo ZEPPO, cavicchio di legno e punto indicativo per iniziare la costruzione.
Dopo aver disposto ai bordi della piazza tutta la legna da cuocere si utilizzano tre sistemi a TRIANGOLO, tre bastoni conficcati nel terreno intorno al centro e collegati all’estremità più alta da un anello in legno di orniello a formare una specie di cilindro, oppure a QUADRATO sempre con lo stesso sistema, o sistema a CASTELLINA, palo al centro e piccoli legni sormontati due a due intorno al palo per un altezza di circa un metro. A questo punto si inizia L’INVOLGITURA che consiste nel posizionare i legni in maniera eccentrica allargandosi a spirale su tutta la PIAZZA, a seconda della quantità del legname si possono fare più piani.


A lavoro ultimato si passa all’IMPELLATURA, con legna molto fine si cerca di tappare tutti gli spazi tra un legno ed un altro lo strato finale dello PELLE.
Terminata la RIZZATURA, termine che indica l’utilizzo di tutta la legna da cuocere si fa il CALZUOLO, anello costituito da zolle di terra fresca ed erba dette anche IOVE o PELLICCE disposto alla base della carbonaia.

 

Il periodo della lavorazione del carbone va da inizio primavera fino a giugno inoltrato, cioè dopo il taglio del bosco che inizia ad ottobre e finisce ad aprile.
Il carbonaio prepara la PIAZZA che corrisponde ad uno spiazzo circolare del diametro da sei a dieci metri circa, perfettamente orizzonale.


Al centro viene piantato lo ZEPPO, cavicchio di legno e punto indicativo per iniziare la costruzione.
Dopo aver disposto ai bordi della piazza tutta la legna da cuocere si utilizzano tre sistemi a TRIANGOLO, tre bastoni conficcati nel terreno intorno al centro e collegati all’estremità più alta da un anello in legno di orniello a formare una specie di cilindro, oppure a QUADRATO sempre con lo stesso sistema, o sistema a CASTELLINA, palo al centro e piccoli legni sormontati due a due intorno al palo per un altezza di circa un metro. A questo punto si inizia L’INVOLGITURA che consiste nel posizionare i legni in maniera eccentrica allargandosi a spirale su tutta la PIAZZA, a seconda della quantità del legname si possono fare più piani.


A lavoro ultimato si passa all’IMPELLATURA, con legna molto fine si cerca di tappare tutti gli spazi tra un legno ed un altro lo strato finale dello PELLE.
Terminata la RIZZATURA, termine che indica l’utilizzo di tutta la legna da cuocere si fa il CALZUOLO, anello costituito da zolle di terra fresca ed erba dette anche IOVE o PELLICCE disposto alla base della carbonaia.

 

La successiva operazione è la copertura con foglie secche, detta PACCIAMATURA e dopo, terra di colore nero già utilizzata per vecchie carbonaie.

A questo punto si toglie il palo centrale e si mette FOCO, inizia la cottura vera e propria della legna, si getta, nel foro ottenuto nel togliere il palo, un po’ di brace ardente preparata all’esterno della piazza si riempe con piccoli pezzi di legno fino alla sommità del foro azione chiamata RIMBOCCATURA, si chiude a mo di tappo con una zolla di terra grossa, ripetendo l’operazione per tutto il primo giorno ogni tre o quattro ore. I RABBOCCHI si spingono nel foro con la PERTICA, lungo bastone più alto della carbonaia, strumento essenziale per un carbonaio.

La corretta cottura della carbonaia per i successivi giorni, indicherà attraverso segnali precisi e opportunamente decifrati dal carbonaio, l’avvenuta completa carbonizzazione della legna, dal colore iniziale bianco del vapore acqueo, al colore finale azzurrognolo che esce in continuo dalla carbonaia, segnale di fondamentale importanza. Il carbonaio deve saper guidare il fuoco con appositi fori che pratica prima alla base della carbonaia e poi a salire verso l’alto con un attrezzo chiamato FUMAIOLO, bastone ricurvo appuntito, i primi fori si chiamano CAGNOLI, i successivi PANCHINI.

Il controllo della ventilazione esterna che potrebbe compromettere il buon risultato, è regolato dalle cosiddette PARAVENTE, pareti fatte con rami di erica collegate da traverse di pertiche di orniello che si orientano in base all’andamento del vento.

Ultima operazione è lo spegnimento o SCARBONATURA che consiste nel togliere il CALZOLO poi una prima sgrossatura della terra che copre la carbonaia TRAPALATURA e con uno speciale tastrello detto SEMONDINO si polverizza la terra grezza diminuendo la temperatura per poi riporla sopra il carbone e raffreddarlo, il giorno seguente si separa dalla terra rimasta il carbone con grandi rastrelli, si stende per farlo raffreddare nuovamente, si ammucchia e con un vassoio detto VAGLIO costruito con strisce di castagno intrecciate, si riempiono sacchi di iuta e si chiudono all’estremità con i RANDOLI, piccoli cavicchi di legno che impediranno ai RABBOCCHI, che sono pezzi più grandi posti sopra a tutto il resto del carbone insaccato, di farlo uscire.

Il carbone è pronto per il trasporto e la commercializzazione.

La successiva operazione è la copertura con foglie secche, detta PACCIAMATURA e dopo, terra di colore nero già utilizzata per vecchie carbonaie.

A questo punto si toglie il palo centrale e si mette FOCO, inizia la cottura vera e propria della legna, si getta, nel foro ottenuto nel togliere il palo, un po’ di brace ardente preparata all’esterno della piazza si riempe con piccoli pezzi di legno fino alla sommità del foro azione chiamata RIMBOCCATURA, si chiude a mo di tappo con una zolla di terra grossa, ripetendo l’operazione per tutto il primo giorno ogni tre o quattro ore. I RABBOCCHI si spingono nel foro con la PERTICA, lungo bastone più alto della carbonaia, strumento essenziale per un carbonaio.

La corretta cottura della carbonaia per i successivi giorni, indicherà attraverso segnali precisi e opportunamente decifrati dal carbonaio, l’avvenuta completa carbonizzazione della legna, dal colore iniziale bianco del vapore acqueo, al colore finale azzurrognolo che esce in continuo dalla carbonaia, segnale di fondamentale importanza. Il carbonaio deve saper guidare il fuoco con appositi fori che pratica prima alla base della carbonaia e poi a salire verso l’alto con un attrezzo chiamato FUMAIOLO, bastone ricurvo appuntito, i primi fori si chiamano CAGNOLI, i successivi PANCHINI.

Il controllo della ventilazione esterna che potrebbe compromettere il buon risultato, è regolato dalle cosiddette PARAVENTE, pareti fatte con rami di erica collegate da traverse di pertiche di orniello che si orientano in base all’andamento del vento.

Ultima operazione è lo spegnimento o SCARBONATURA che consiste nel togliere il CALZOLO poi una prima sgrossatura della terra che copre la carbonaia TRAPALATURA e con uno speciale tastrello detto SEMONDINO si polverizza la terra grezza diminuendo la temperatura per poi riporla sopra il carbone e raffreddarlo, il giorno seguente si separa dalla terra rimasta il carbone con grandi rastrelli, si stende per farlo raffreddare nuovamente, si ammucchia e con un vassoio detto VAGLIO costruito con strisce di castagno intrecciate, si riempiono sacchi di iuta e si chiudono all’estremità con i RANDOLI, piccoli cavicchi di legno che impediranno ai RABBOCCHI, che sono pezzi più grandi posti sopra a tutto il resto del carbone insaccato, di farlo uscire.

Il carbone è pronto per il trasporto e la commercializzazione.

Poesia del Carbonaio

Vita tremenda e vita disperata
Chi non l’ha provato un pole immaginare
Che così tanto possa tribolare
Quant’è lo spasimo ed il dolore
Quella del carbonaio e del tagliatore
Partì da casa con poco lieto core
Si riunisce a soma a diversi compagni
Lascia la moglie immersa in un dolore
I figli scalzi e ignudi come ragni
Dicendogli, se giova il mio sudore
Ho la speranza di farli buon guadagni
Soccorso vi darò come vedrete
Vi comprerò la scarpe e mangerete
Le speranze sono buone e capirete
Perchè il padrone ci da buon promissione
Si và in Sardegna, Corsia e a Riete
Si và a seconda della combinazione
Credessimo trovar maggior fortuna
S’andrebbe perfino nel mondo della luna
In secca nella foresta alta e dura
Gli par d’aver trovato un gran tesoro
E’ lì che tutti insieme ci s’adduna
Possibilmente nel centro del lavoro
E’ lì chi di un a parte alcuna
Forman la cella per il suo dimoro
La fabbrica con legna, terra e sassi
Par proprio il ricovero dei tassi
Otto mesi bisogna coricarsi
nutrendosi di un cibo più meschino
Purè di cacio che un si doventa grassi
Per risparmiar si mangia anche pochino
Otto mesi si dorme sotto le zolle
Col capo sotto terra come cipolle

Vita tremenda e vita disperata
Chi non l’ha provato un pole immaginare
Che così tanto possa tribolare
Quant’è lo spasimo ed il dolore
Quella del carbonaio e del tagliatore
Partì da casa con poco lieto core
Si riunisce a soma a diversi compagni
Lascia la moglie immersa in un dolore
I figli scalzi e ignudi come ragni
Dicendogli, se giova il mio sudore
Ho la speranza di farli buon guadagni
Soccorso vi darò come vedrete
Vi comprerò la scarpe e mangerete
Le speranze sono buone e capirete
Perchè il padrone ci da buon promissione
Si và in Sardegna, Corsia e a Riete
Si và a seconda della combinazione
Credessimo trovar maggior fortuna
S’andrebbe perfino nel mondo della luna
In secca nella foresta alta e dura
Gli par d’aver trovato un gran tesoro
E’ lì che tutti insieme ci s’adduna
Possibilmente nel centro del lavoro
E’ lì chi di un a parte alcuna
Forman la cella per il suo dimoro
La fabbrica con legna, terra e sassi
Par proprio il ricovero dei tassi
Otto mesi bisogna coricarsi
nutrendosi di un cibo più meschino
Purè di cacio che un si doventa grassi
Per risparmiar si mangia anche pochino
Otto mesi si dorme sotto le zolle
Col capo sotto terra come cipolle